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Cambio di paradigma

L’imprenditore e l’approccio al cambiamento nel settore costruzioni

Nel linguaggio comune un paradigma è un modello di riferimento, un termine di paragone. La parola deriva dal greco antico paràdeigma, che significa esemplare, esempio (fonte: Wikipedia).

Affrontare il mercato delle costruzioni oggi in Italia significa per l’imprenditore interpretare una situazione in continua e turbolenta evoluzione e governare una complessità crescente. Adeguarsi significa cambiare paradigma, modificare il modo di fare impresa, diventando ancora di più imprenditori. Ma intanto quali sono gli obiettivi del cambiamento? da dove partire?

  • Migliorare l’organizzazione. Il primo aspetto rilevante riguarda l’organizzazione che deve dotarsi velocemente di nuove competenze per affrontare l’innovazione.
  • Diminuire i costi. Il secondo target è quello di diminuire i costi fissi di struttura, per essere più agili, nonostante la necessità di investire in competenze.
  • Aumentare i margini. Il vero e principale obiettivo è però quello di garantire alla propria azienda i margini che da troppo tempo latitano nelle PMI del settore costruzioni.

Un mercato sempre più complicato porta l’imprenditore a dedicarsi sempre più alla gestione della quotidianità, meglio se di natura tecnico – operativa. In quest’ambito siamo nella nostra “zona di comfort” poiché riusciamo a risolvere i problemi e le emergenze del cantiere. E’ il lavoro che sappiamo fare meglio. Ma ogni tanto occorre fermarsi per riflettere e guardare le cose dall’alto o anche solo da un’altra prospettiva; dobbiamo farlo per trovare la chiave di lettura per affrontare l’inevitabile cambiamento, e perché solo l’imprenditore può aiutare se stesso.

Formule magiche non esistono e questo lo sappiamo bene, ma senza dubbio un elemento di sicuro successo è rappresentato dalla conoscenza.

Il cambiamento porta innovazione e l’innovazione porta con se problemi, difficoltà, cose nuove da imparare.

 

Ma l’innovazione genera anche opportunità e la conoscenza può essere una chiave per riuscire a coglierle.
Ma facciamo un esempio altrimenti parliamo di filosofia e oggi invece, abbiamo bisogno più che mai di concretezza!

In Italia il DLgs 229/2011 istituisce l’obbligo per le pubbliche amministrazioni di detenere e alimentare un sistema gestionale informatizzato per la gestione degli appalti pubblici e di trasmettere i relativi dati tecnico-economici all’organo di controllo, favorendo in questo modo il monitoraggio della spesa pubblica. La legge si innesta in un quadro generale strategico più ampio denominato Agenda Digitale, intrapreso qualche anno fa e che ha dato origine ad un lentissimo ma inesorabile processo di trasformazione della PA.

 

E allora? Quale opportunità di business può cogliere l’imprenditore da tutto questo? Dov’è l’esempio?

Aggiungiamo un altro tassello. Il nuovo codice appalti D.Lgs. 50/2016 amplifica il ricorso alle gare con formula di aggiudicazione denominata “Economicamente più vantaggiosa“. L’imprenditore lo sa bene perché questo ha significato un aumento del costo medio delle gare a cui partecipare, una maggiore necessità di aggregazione tra le imprese per conglomerare i requisiti necessari a partecipare alle gare e soprattutto una maggiore competenza da acquisire.

 

Un caso concreto: di recente ho valutato una gara in OG3 bandita da un comune della regione Veneto. Gara di manutenzione del patrimonio stradale, importo superiore a 1 mio € e quindi affidata con la formula EPV. Quali erano le linee guida del disciplinare per le migliorie?:

  • quanti metri in più sei disposto a offrire rispetto a quelli indicati nei documenti tecnici di gara;
  • in quanti giorni in meno sei disposto a fare il lavoro rispetto a quelli proposti;
  • e, ciliegina sulla torta, quale penale aggiuntiva sei disposto a sopportare per ogni giorno di ritardo rispetto a quelli che mi offri.

 

In sintesi questa è una gara affidata al massimo ribasso travestita da EPV, almeno secondo me! Ma questo non per una precisa volontà da parte della stazione appaltante, ma solo perché non sapevano cos’altro indicare.
Nel mio incedere quotidiano mi capita spesso di dialogare e confrontarmi con imprese di costruzioni, studi e società di progettazione ma anche con pubbliche amministrazioni e tante sono nelle condizioni di cui al caso sopra indicato. Spesso mi capita infatti che qualche dirigente dell’ufficio tecnico mi chieda un consiglio su cosa mettere come “miglioria” e che possa effettivamente essere in sintonia con il concetto di “Value for Money” che ha ispirato il nuovo codice appalti.
Tra le proposte che trovano sempre un grande Appeal presso l’appaltatore è l’interesse per l’inserimento tra le famigerate migliorie di un sistema informativo dedicato, ovviamente conforme alla normativa di riferimento e che, a seconda dei casi e delle specifiche esigenze dell’Ente può riguardare:

  • Gestione di tutto il processo relativo agli appalti per lavori e servizi.
  • Gestione integrata del processo manutentivo e degli Asset manutentivi, magari anche in chiave georeferenziata.
  • Sistema informatico per la tenuta della Contabilità Lavori.

Sono tre ambiti particolarmente sentiti dalla PA sempre in difficoltà per quanto riguarda i fondi per affrontare investimenti o per gestire la spesa corrente.

 

 

Ma attenzione perché la proposta che inseriamo nella relazione tecnica di gara non deve essere di tipo generico; non basta scaricare da internet qualche descrizione o videata di prodotti che più o meno trattano gli ambiti che sono graditi. La proposta deve essere quella più pertinente alle necessità dell’Ente. Dobbiamo fare lo sforzo di mettere a disposizione della PA la competenza necessaria a rappresentare la proposta perfetta.

L’Ente deve ritenerci l’interlocutore di riferimento, specie se siamo in fase interlocutoria e di preparazione del bando di gara. L’Ente deve quindi ritenerci l’interlocutore di riferimento poiché deteniamo quella specifica conoscenza. In pratica noi imprenditori siamo in grado di risolvere un problema, questo deve essere percepito dal nostro interlocutore; ed è attraverso il dilago, sempre più gradito e ricercato, che siamo in grado di evidenziare la nostra unicità.
Un caso concreto è rappresentato dagli uffici tecnici di alcuni comuni che nel bando periodico di manutenzioni edili inseriscono, tra gli oneri a carico dell’aggiudicatario, l’acquisto delle licenze d’uso del software e del canone di manutenzione per la tenuta della Contabilità Lavori.

 

Quello del sistema informatico è solo un esempio su come relazionarci con la committenza, altri esempi di proposte alla PA per dare un senso alle “migliorie” dei bandi di gara e che ci possono far maturare vantaggi del tutto legittimi e trasparenti, possono essere rappresentati da:

  • tutti i contenuti del Collegato Ambientale intesi come le disposizioni in materia di Green Economy. Proviamo a pensare ad esempio ad un bando dove è premiato il percorso di certificazione Leed dell’edificio oggetto dei lavori.
  • il Rating di Legalità, per ora volontario.

Per concludere: conoscere bene le esigenze del nostro committente significa comprendere che la chiave del cambiamento è la conoscenza che si traduce nel dotarci di quell’elemento differenziante necessario a cogliere le opportunità che inevitabilmente l’innovazione ci propone.

Roberto Crepaldi
Roberto Crepaldi

robertocrepaldi@libero.it

Dal 1990 lavoro nelle imprese di costruzioni, sono stato direttore generale e membro di diversi consigli di amministrazione di imprese di medie e grandi dimensioni. Sono co-fondatore di I.M.S (Integrated Management Services) e responsabile del settore controllo di gestione e contabilità direzionale.